17 Gennaio 2020 -

Fuori Orario – Notte Senza Fine (17-26/01/2020)

SPECIALE 30 anni FUORI ORARIO 1989-2019 #4

 

Gli ultimi sei appuntamenti di questa “Notte Senza Fine” sono quasi assimilabili in un lungo percorso di ricordi e frammenti che si condensano attorno a un significato, quello profondamente puro della persistenza del cinema come elemento che lega e distanzia immagini e parole. Anche per ciò, in questa puntata, cerchiamo di trovare le coordinate e le tangenti di questo esperimento magnificamente alieno nella tivù dell’oggi. Questo weekend si aprirà con un intera notte dedicata al centenario della nascita di Federico Fellini. Dal delirio psichedelico e ossessivo di Toby Dammit, piccolo grande frammento tra i vertici della filmografia del riminese, all’autoanalisi del Block Notes (summa della magnifica ossessione cinema-morte, con il fantasma mai risolto di Mastorna), passando per il mirabile lavoro sul set di Satyricon affrontato da Bachmann. La seconda notte è quella delle frontiere fisiche, immaginate e immaginarie. Un piccolo frammento incandescente e straordinario è la sigla di JLG per la Viennale 2008 (Une Catastrophe); poco più di un minuto di brandelli tra tennis e guerra, poesia e amore, una pura accensione d’immagini (e di cinema). La radice sta probabilmente in quei fogli che Walter Benjamin perse sui Pirenei nel suo tentativo disperato di lasciare l’epopea nazista; così Ferraro ha filmato i suoi ultimi giorni lanciando un grido ancora terribilmente vivo sull’oggi. La frontiera è persistente e viva nel cinema di Gitaï – autore e artista sempre vicino a Fuori Orario – qui a seguire lo spostamento della poetessa Lasker-Schüler tra due mondi e una speranza. La frontiera è anche la forma temporale che divide un secolo e forse un millennio; qui Derrida e Zizek tornano sull’immagine (e immaginario) dell’11 settembre per quest’altra puntata di Parola su una Data. La terza notte è invece legata all’utopia, a quella che lo stesso Ghezzi vide come radice e pulsione primaria nella forma (informe) di Fuori Orario. Dall’omaggio (con Tarr, Rousseau e Serra) a Locarno di cui abbiam parlato nella scorsa puntata, all’intervista con Bertolucci filmata da Alberto Tempi. In mezzo un inedito imperdibile di Franco Maresco a Lipari, per quello che sarà poi “Il Vento del Cinema” di Procida. Un festival utopico sul confine tra l’immagine e il suo riflesso (filosofico e non solo) con Bressane, Makavejev, Battiato e molti altri.

La storia, le sue divagazioni (e la sua immanenza, continua e circolare) apre l’ultimo week-end di questo splendido ciclo potenzialmente infinito. Il viaggio di Sokurov tra passato e presente, acqua e terra, presenza e assenza trova in Francofonia una forma rigorosa e originale, costantemente aperta verso l’interrogarsi sull’origine del potere e la sua portata estetica. Ben diverso, ma estremamente speculare, è il Kommunisten di Straub-Huillet (autori fondamentali per il programma, nel reciproco rapporto di collaborazione); un opera programmatica di ri-montaggio del proprio (essere) cinema, una dedica al tempo e alla nostra corrosione de/alla Storia, un testamento in cui Danièle risplende nella sua essenza senza fine. Uno degli ultimi capolavori sull’eterno ritorno dell’immagine, sulla possibilità che essa possa ri-vivere oltre al tempo a noi affidato in questo pianeta. A chiudere uno dei Cottafavi più radicali e misteriosi, un esperimento ai limiti del linguaggio mediatico impressionante per i tempi. La seconda notte è, almeno per chi scrive, una delle più affascinanti e particolari. Dedicata, in gran parte, alla figura unica di João Bénard da Costa – storico e visionario direttore della Cinemateca Portuguesa di Lisbona – e alla più singolare e meravigliosa filmografia di tutte, quella lusitana. Si parte con un film assolutamente inedito di Rita Azevedo Gomes (ispirato a un racconto di Stefan Zweig) con l’ultima apparizione di Duarte de Almeida (lo stesso Bénard), nell’atto di essere forse se stesso (collezionista ossessivo di memorie e desideri, ovvero anche di film). A seguire una conversazione (del 2007), intima e pittorica, tra de Oliveira e da Costa a cura della stessa Azevedo Gomes. In chiusura un altra conversazione tra Oliveira e Agustina Bessa-Luís, del novembre 2000 in occasione della retrospettiva completa di Oliveira a Torino, curata da Simona Fina e Roberto Turigliatto, fra le anime che oggi, insieme a Fulvio Baglivi, maggiormente di occupano di Fuori Orario. Un confronto tra due dei più influenti e complessi intellettuali del Novecento (legati da questo unico rapporto di vicendevole scrittura), tra cinema e letteratura, con interventi in sala di Julio Bressane, Luis Miguel Cintra e Tonino De Bernardi. Un lungo incontro “su come Oliveira si presti – o meno – agli “adattamenti”, su Madame Bovary nel Douro, sul concetto di saudade, su Camilo Castelo Branco, sul rapporto maschile femminile e il rispetto in una coppia della reciproca solitudine” parole dello stesso Turigliatto. La notte di chiusura sarà affidata alla prima “passeggiata” (ciclo dedicato a Robert Walser) di Mauro Santini, e in successione a due esempi dell’originalità (e dell’approccio teorico al montaggio) che sta alla base di Fuori Orario. Una puntata del passato (di Enrico con Ciro Giorgini), nuovamente messa in onda, in cui un eruzione dell’Etna si fonde con la fabbrica dei Lumière; poi il viaggio di Luciano Emmer (accompagnato da Ghezzi) ai confini dell’arte, una riflessione tra forma e materia. Un ideale conclusione di questa straordinaria Notte Senza Fine, non dimenticando che il programma continuerà con altri nuovi progetti e prime visioni. Ad iniziare da il ciclo “L’ordine del Labirinto” dedicato a Paulino Viota dai primi di febbraio.

 

[Un estratto, in portoghese (purtroppo senza sottotitoli), dello splendido 100 Anos de Cinema Português: Diálogos com João Bénard da Costa, di Manuel Mozos, prod. Rosa Filmes, 1996.]

 

«Se invocamos a memória, é para nos sentirmos mais acompanhados, quando sabemos que ela não é compartilhada por mais ninguém. Não há nada de mais solitário do que a memória. […] Não há nada pior que ter razão e não poder provar, senão com o mais subjectivo dos argumentos: a memória solitária».

João Bénard da Costa

 

(la redazione a “PesaroFF55: omaggio a Fuori Orario – Cose (mai) viste”; con Pedro Armocida, Amir Naderi, Adriano Aprà e Bruno Torri – foto di Luigi Angelucci, per gentile concessione di Simona Fina)

[a seguire il palinsesto completo, con locandine RAI, delle prime due settimane di questo lungo programma].

Buone visioni!

Fuori Orario è un programma ideato da Enrico Ghezzi, realizzato da Stefano Francia Di Celle e Roberto Turigliatto con Fulvio Baglivi Francesco Di Pace Lorenzo Esposito Donatello Fumarola Ciro Giorgini Paolo Luciani Marco Melani e Domenico Tassone, montaggio Dario Cece, produttore esecutivo Sabrina Barletta, a cura di Simona Fina

 

> Venerdì 17 gennaio 2020
TOBY DAMMIT di Federico Fellini – (Episodio del film collettivo Tre passi nel delirio, Italia, 1968)
Tratto liberamente dal racconto Non scommettere la testa con il diavolo di Edgard Allan Poe. Un’opera chiave nell’opera di Fellini che è anche una lettura del Sessantotto e dell’alienazione della società dello spettacolo. Nella vicenda del film Roma intera si mobilita per l’arrivo di un divo cinematografico annoiato dalla mondanità: solo una misteriosa bambina riesce a scuoterlo sfidandolo verso l’estremo.
BLOCK NOTES DI UN REGISTA di Federico Fellini – (Italia, 1969)
Grazie alla committenza del canale televisivo americano NBC Fellini viene messo nelle condizioni di raccontare liberamente il suo modo di lavorare e nel farlo esplora gli spunti che portano alla genesi dei suoi progetti. Rievoca in modo immaginifico il non finito Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet e racconta (mostrando provini sublimi) la preparazione del suo Fellini Satyricon.
CIAO, FEDERICO! di Gideon Bachmann (Italia-USA-Svezia, 1969; versione restaurata)
Un impressionante lavoro sul set del Fellini Satyricon che documenta in modo completo il rutilante metodo di lavoro e la macchina cinema intera di Federico Fellini. È anche un ritratto dell’artista in un momento delicato e problematico in cui riflette sul passato e cerca di trovare una nuova strada, un nuovo modo di rapportarsi con il racconto e la realtà.

 

> Sabato 18 gennaio 2020
UNE CATASTROPHE di Jean-Luc Godard [prima visione tv] (Svizzera/Austria, 2008)
{Per gentile concessione della Viennale}
GLI INDESIDERATI D’EUROPA di Fabrizio Ferraro [prima visione tv] (Italia/Spagna, 2018)
Al confine tra Francia e Spagna, sui Pirenei, alla ricerca dei sentieri di Walter Benjamin (in fuga dall’Europa nazista), Ferraro realizza il suo film più aperto e più audace. Di Fabrizio Ferraro Fuori Orario ha mostrato la maggior parte dei film.
BERLIN JERUSALEM (Berlin-Yerushalaim) di Amos Gitaï (Israele, Olanda, Italia, Francia, Gran Bretagna, 1989)
Nel 1919 a Berlino, la poetessa espressionista Else Lasker Schuler, ebrea tedesca, conduce una vita da bohémienne. S’imbatte in Tania, attiva sionista esule dalla Russia, dove ha partecipato all’insurrezione del 1905. Tania si trova a Berlino in attesa di poter raggiungere la Palestina per partecipare alla realizzazione del primo Kibbutz, il collettivo agricolo del suo sogno utopistico. Quando anche Else raggiunge Gerusalemme e ne percorre le strade, alle macerie del 1937 si succedono gradualmente altre macerie, fino alle rovine, le scritte, gli automezzi, i militari, le persone del 1989.
PAROLE SU UNA DATA: SLAVOJ ŽIŽEK, JACQUES DERRIDA (Serie di conversazioni di enrico ghezzi sull’11 settembre, 2001)
La data è l’11 settembre del 2001, le parole sono quelle dei cineasti, da Olmi a Ciprì e Maresco, Gitai e Kiarostami, Naderi, Skolimowski, Bela Tarr e quelle di intellettuali come Susan Sontag, Derrida, Zizek che enrico ghezzi filma con la sua telecamera interrogandosi sulle immagini e sugli effetti dell’attentato alle Torri Gemelle.

 

> Domenica 19 gennaio 2020
PREMIO UTOPIA A ENRICO GHEZZI [prima visione tv] (Interventi di Béla Tarr, Jean-Claude Rousseau e Albert Serra, Locarno Film Festival, 2019)
La 72° edizione del Festival di Locarno istituisce un nuovo riconoscimento: il Premio Utopia, attribuito a enrico ghezzi. Lili Hinstin e Carlo Chatrian introducono gli interventi di Béla Tarr, Jean-Claude Rousseau e Albert Serra.
IL VENTO DEL CINEMA di Franco Maresco [prima visione tv]
(enrico ghezzi presenta alcuni incontri al Festival di Lipari: Béla Tarr, Dušan Makavejev, Daniele Ciprì, Franco Maresco, Franco Battiato, Manlio Sgalambro, 2001)
Lipari 2001, enrico ghezzi inventa e dirige la prima edizione del Vento del cinema, manifestazione/jam session tra cinema e filosofia che approderà qualche anno dopo sull’isola di Procida. Alle Eolie sono presenti Iosseliani, Bela Tarr, Bressane, Makavejev, Sergio G. Germani e Edoardo Bruno, Sgalambro e Battiato, i filosofi Curi, Severino, Donà. E’l’anno dell’odissea di Kubrick, a partire da 2001 Odissea nello spazio gli ospiti dialogano con enrico ghezzi, il pubblico e a turno con Maresco, che insieme a Ciprì ha documentato le giornate del festival.
TRA AMORE E AMICIZIA – Conversazione tra Bernardo Bertolucci e enrico ghezzi di Alberto Tempi (Italia, 2005)
{Per gentile concessione di Alberto Tempi}
Conversazione realizzata a Roma a casa del regista per la consegna del Premio Marco Melani a Bernardo Bertolucci a San Giovanni Valdarno, 9/10 edizione, 2015.

 

> Venerdì 24 gennaio 2020
FRANCOFONIA (Le Louvre sous l’Occupation) di Aleksander Sokurov [prima visione tv] (Francia, Germania, 2015)
Tra i massacri e le rovine della Seconda Guerra Mondiale, l’alto funzionario dell’amministrazione francese Jacques Audiard collabora con il tedesco Franz Wolff-Metternich per proteggere il tesoro del Museo del Louvre. Sokurov racconta la loro storia, esplorando il rapporto tra arte e potere al culmine di uno dei conflitti più devastanti cui il mondo abbia mai assistito.
KOMMUNISTEN di Jean-Marie Straub (Francia, Svizzera, 2014)
Un manifesto del proprio pensiero e una summa del proprio cinema, questo è il Kommunisten che Jean-Marie Straub costruisce con pezzi di film precedenti (Operai, contadini, Troppo presto, troppo tardi, Fortini/Cani, La morte di Empedocle, Peccato nero) preceduti da un segmento girato a partire da Le Temps du Mépris di Malraux in cui lui stesso interroga dal fuori campo. Un film testamento dell’opera di Straub-Huillet, due autori che Fuori Orario ha costantemente sostenuto e programmato, facendo dei loro film esempio luminoso, etico ed estetico, di un cinema rigoroso quanto libero e trovando sempre in Jean-Marie e Danièle due amici e compagni complici e solidali.
IL COMPLOTTO DI LUGLIO di Vittorio Cottafavi (Italia, 1967)
Una ricostruzione del complotto che, nel luglio del ’44, cercò di far saltare in aria Hitler, quando ormai gli alleati si accingevano a entrare in Germania dopo aver lasciato la Francia. L’efficace costruzione drammaturgica si basa sui fatti storici e sulle testimonianze dei cospiratori. Un capitolo importante della sperimentazione di Vittorio Cottafavi, autore molto amato da Fuori Orario per la sua capacità di far dialogare linguaggi diversi: cinema, teatro e televisione.

 

> Sabato 25 gennaio 2020
– A COLEÇÃO INVISÍVEL di Rita Azevedo Gomes [prima visione tv] (Portogallo, 2009)
{Per gentile concessione di Rita Azevedo Gomes}
Vagamente ispirato a un racconto di Stefan Zweig, il film segna l’ultima apparizione di Duarte de Almeida, alias João Bénard da Costa, nei panni di un “alfarrabista” cieco. Niente di più vicino alla personalità di uno dei più grandi intellettuali portoghesi di tutti tempi, il cui insaziabile oggetto del desiderio è sempre stato quello di possedere un oggetto raro, una vera collezione.
A 15° PEDRA – Conversazione tra Manoel de Oliveira e Joaõ Bénard da Costa di Rita Azevedo Gomes (Portogallo, 2007)
{Per gentile concessione di Rita Azevedo Gomes}
Di fronte alla cinepresa di Rita Azevedo Gomes i due protagonisti che segnano l’origine del suo cinema: Manoel de Olivera e João Bénard da Costa, fissati, come in un’opera pittorica, in una conversazione intima, che si avvale di una complicità abituale tra questi due miti del cinema portoghese. D’altronde, nessuno ha saputo sollecitare le ironiche e sottili corde oliveriane come Bénard da Costa.
CONVERSAZIONE TRA AGUSTINA BESSA-LUĺS E MANOEL DE OLIVEIRA riprese di Alberto Momo [prima visione tv] (Incontro al Torino Film Festival, 2000)
Una relazione, quella tra il decano del cinema portoghese e una delle più grandi scrittrici lusitane, che ha sempre oscillato tra alti e bassi, conflitti, schermaglie amorose che solo una forte amicizia e una complicità artistica possono sostenere. “In fondo”, come afferma de Oliveira, “ci siamo sempre inseguiti come il gatto con il topo”.

 

> Domenica 26 gennaio 2020
PRIMA PASSEGGIATA, TRA LE RONDINI di Mauro Santini [prima visione tv] (Italia, 2018)
{Per gentile concessione di Mauro Santini}
“Faccio la mia passeggiata, essa mi porta un poco lontano e a casa; poi, in silenzio e senza parole, mi ritrovo in disparte. (Robert Walser). “Le passeggiate si compone di una serie di piccoli film che hanno come tema principale l’atto del passeggiare, senza una meta precisa, per il puro piacere di osservare, restare in attesa e in ascolto, lasciandosi trasportare dagli eventi: un vagare trasognato fatto di percorsi terrestri, ma anche aerei e marinari, in luoghi sconosciuti o in situazioni domestiche” (Mauro Santini)
IL FIUME ROSSO (ETNA LUMIÈRE, ACQUA E FUOCO) di enrico ghezzi e Ciro Giorgini
(Puntata di Fuori Orario, 2000; riprese dell’eruzione dell’Etna di Giovanni Tomarchio sovrimpresse ai primi film dei fratelli Lumière)
Le immagini dell’Etna in eruzione filmate costantemente negli anni dal cameraman Giovanni Tomarchio sovrimpresse con L’uscita dalla fabbrica Lumière. Una palingenesi del cinema creata da ghezzi e Giorgini negli anni novanta e che spesso ha in seguito introdotto le notti Il fiume rosso costruite da Ciro con le lunghe riprese del vulcano in eruzione. Una delle tante sovrimpressioni proposte da Fuori Orario negli anni, una pratica artigianale che amplifica il concetto tradizionale di montaggio e propone una riflessione teorica sulle potenzialità delle immagini.
CON AURA SENZ’AURA, VIAGGIO AI CONFINI DELL’ARTE di Luciano Emmer (Italia, 2003)
Fuori Orario ha proposto il cinema di Emmer dalle molte anime in infinite occasioni. Nel 2003 enrico ghezzi lo ha accompagnato in un documentario sull’arte che propone le sublimi immagini incontrate, amate, desacralizzate dal regista in più di mezzo secolo di attività e dall’umanità stessa in più di un millennio di storia. Emmer rincontra il proprio sguardo, ritorna sulle opere protagoniste dei suoi film d’argomento artistico e esplora il limite tra forma e materia da cui nasce ogni intenzione artistica.

 

Erik Negro

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