10 Febbraio 2015 -

VIAGGIO NELLA DOPO-STORIA (2015)
di Vincent Dieutre

“Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d’altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l’Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d’anagrafe,
dall’orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più”.

Pier Paolo Pasolini

Il cielo, la voce di Pier Paolo Pasolini, la dopo-storia che si insinua nella società italiana e nel mondo. Un tempo erano i ragazzi di vita, figli della povertà incontrati nei giri in auto notturni fra l’Appia e la Tuscolana, ora la difficoltà nel mantenere la memoria storica, concetto principe pasoliniano fatto esprimere magistralmente all’Orson Welles ‘regista’ ne La ricotta, sembra affliggere l’Italia tutta. La società pare avere perso la relazione storica col passato, rischiando di rimanere invischiata ed intrappolata in un presente privo di futuro, inconsapevolmente costretto nell’alveo della mediocrità. Vincent Dieutre, nella sezione Forum della sessantacinquesima Berlinale, rilegge il Viaggio in Italia di Roberto Rossellini, capitale capolavoro del 1954 interpretato da Ingrid Bergman e George Sanders. Rossellini, si sa, è padre della Nouvelle Vague e di tutto il cinema moderno. Le teorie di Bazin, la passione di Godard e la grazia di Truffaut nascono dichiaratamente dal regista romano: la sua commistione fra finzione e documentario, la sua ricerca di nuove modalità di racconto dettate da una urgente e pressante necessità, gli attori presi dalla strada, la sincerità pronta a penetrare in profondità la sfera emotiva dello spettatore. Il Cinema stesso, che esce dagli studi e si immerge nella società, offrendone uno spaccato di potenza ancora oggi intatta.

L’ultimo lavoro del cinquantaquattrenne regista francese, Viaggio nella dopo-storia, è opera complessa e stratificata, fatta di almeno tre film in uno, alternati in un montaggio che è linguaggio puro, efficace, originale, libero da vincoli, emotivo. In primis, il lavoro del regista, la sua ammirazione sconfinata nei confronti di Rossellini, la decisione di girare una propria versione attualizzata del film. Invitato a Napoli dall’Istituto di Cultura Francese, lo sentiamo rimuginare su Viaggio in Italia, chino su youtube a riguardare spezzoni del film. Poi, il colloquio con il produttore, e la sempre spinosa questione dei diritti d’autore. Le differenze fra citare un lungometraggio, omaggiarlo, farne un remake. La lettera profondamente emozionata di Isabella Rossellini, che concedendo a Dieutre carta bianca sul lavoro del padre quasi commuove nel non considerare i genitori una coppia di artisti, ma semplicemente ‘mamma e papà’. Poi, la finzione cinematografica, con il regista e l’immancabile compagno Simon che diventano essi stessi epigoni di Alex e Katherine Joyce.

I coniugi Joyce che atterrano a Napoli nel film di Rossellini sono due persone ormai distanti, annoiate, estranee. Borghesotti inglesi, diversi nei pensieri e nelle reazioni, lui spocchioso, lei buonista, divisi. Due persone che non si toccano mai nell’intimità e che fingono di non conoscersi in pubblico. Fino alla separazione, la folla, la paura e l’abbraccio finale. Dieutre e Simon sono una coppia omosessuale dichiarata, affiatati ed inossidabili ben oltre il sodalizio artistico. Nella finzione cinematografica di Viaggio nella dopo-storia, come novelli Bergman-Sanders, si pongono come differenti, con difficoltà di comunicazione, annoiati, litigiosi. Vengono riprese le tematiche care a Rossellini, la sua funzione etnografica e sociale, la contrapposizione a tratti quasi ossimorica fra il mondo privato e quello esterno, fra la sincerità casalinga ed i comportamenti nella collettività sociale. Lo scenario di Viaggio in Italia era quello di una Napoli tradizionale, artistica, socialmente e culturalmente attiva, capace di conquistare il cuore di Katherine. Oggi i tempi sono cambiati, i ‘primi atti della Dopostoria’ cui aveva assistito Pasolini nelle sue sortite in via dell’Acqua Bullicante sono ormai consolidata realtà della società tutta. Il paradosso fra le bellezze rinchiuse nei musei semideserti e la freddezza con la quale sono trattate: tutti i cartelli uguali, multilingua, la perdita dell’umanità dell’opera e della sua funzione di agglomerante sociale.

Dieutre cerca l’emozione nel Cinema, vuole porre e porsi domande, senza la presunzione di conoscere tutte le risposte. Cerca una riappropriazione del passato, se necessario attraverso il futuro di un iPad. La proiezione del film di Rossellini sui corpi seminudi, il regista e Simon che diventano parte dello schermo e voci degli attori. Il Cinema fa il suo giro, i due viaggi in Italia si fondono, svelano l’essenza del creare, la necessità di far nascere e poi nascondere immagini ed emozioni. I vetri della Rolls Royce rosselliniana, confine fra microcosmo e società, le finestre del film di Dieutre. Da una parte si è insieme, dall’altra non ci si conosce, a metà fra il gioco e l’amara constatazione. Da una parte la finzione che è documentario, dall’altra il documentario che è finzione. La vacua Grande Bellezza delle feste gay, l’ambiguità di una porta che si chiude, il sesso occasionale, le droghe, la distanza forse incolmabile fra due persone vicine. Le due poltrone al sole sotto il cono del Vesuvio, parlarsi senza nemmeno guardarsi, citazioni, rielaborazioni, riferimenti. La schiettezza di Capri ormai trasferita a Procida, tempi che cambiano. Il passato che finalmente riaffiora, nella malinconia della prostituta che ricorda l’amica trans e la sua tragica morte, nella visita alle antiche catacombe, nell’abbraccio.

Sullo sfondo di una sfera sociale ribollente, il rapporto di coppia è poca gioia e tanti litigi: incomprensioni, amarezza, coscienza, viaggio e Storia. Una coppia stantia, annoiata, che non ha più nulla da dirsi. Ma forse è ancora amore, perché nonostante tutto non ci si vuole perdere. Vincent Dieutre firma un film inclassificabile, emozionale ed emozionato, processo creativo in itinere. Un film scritto e riscritto più volte, modificato durante le riprese, opera profondamente metacinematografica su Rossellini, su Viaggio in Italia, sul lavoro del regista, sull’atto stesso di fare Cinema. Ma anche sulla necessità di riscoprire il passato, sulla memoria storica come cultura, sul Cinema come allegoria di se stesso e catarsi. Sui rapporti umani, sulle abitudini, sulla retorica e sull’ipocrisia. Viaggio nella dopo-storia non è propriamente un remake, non è propriamente un omaggio, non è non è propriamente un film di finzione, non è propriamente un documentario. È Cinema puro, espanso, epidermico, Cinema che si mette in scena per cercare, attraverso uno sguardo al passato, nuove forme per il proprio futuro. È espressione, dubbio, ripensamenti, creatività, senso di ammirazione. È una sublime occasione per pensare, e forse gioire.
Viaggio nella dopo-storia è un’opera assolutamente straordinaria.

Marco Romagna

viaggio nella dopo storia

Rossellini_Viaggio_in_Italia_Bergman_Sanders

“Viaggio nella dopo-storia” (2015)
80 min | N/A | France
Regista Vincent Dieutre
Sceneggiatori Vincent Dieutre (screenplay)
Attori principali Simon Versnel, Vincent Dieutre, Emmanuel Pierrat
IMDb Rating 6.2

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