13 Maggio 2016 -

IO DANIEL BLAKE (2016)
di Ken Loach

I, Daniel Blake. Si intitola così il nuovo film di Ken Loach, ancora in concorso a Cannes, dopo il premio della Giuria vinto nel 2012 con The Angels’ Share, e tanti altri successi, sempre sulla Croisette.
Lo diciamo subito: il film è un folgorante ritorno alla durezza degli anni ’90, il decennio dei film arrabbiati, il decennio dei film a grana grossa, il decennio dei film che gridano vendetta alle paradossali e, spesso, letali burocrazie del Regno Unito.
“È la storia universale di una persona che deve lottare per sopravvivere”, dice Ken, dichiarando un livello irriducibile del film, la cui trama, se proprio la si dovesse accennare per esigenze di completezza, riguarda un falegname cinquantenne (interpretato da un attore gigantesco che si chiama Dave Johns, sconosciuto ai più, in patria fa lo stand-up comedian: “Sono di solito quelli che vengono su dalla working class, e il loro umorismo scaturisce da questa esperienza”, dice il regista) che si ammala di cuore e ricorre alle trafile d’ufficio per ottenere il sussidio dello stato, i cui funzionari sono (con rare eccezioni) personaggi che agiscono e parlano similmente a degli automi, si esprimono con la freddezza meccanica di una messaggeria automatica, mandando ai pazzi il povero Daniel Blake che è rimasto alla matita, e non può compilare i moduli on line:
– Deve compilare il form su internet, signore.
– Io non posso, non ho internet.
– Allora deve chiamare un numero.
– E dove lo trovo?
– Su internet.

Il metodo di lavoro di Ken Loach e del fedele collaboratore Paul Laverty, che gli scrive sceneggiature da vent’anni (precisi, il primo sodalizio fu per Carla’s Song, 1996) e che ormai è a tutti gli effetti un co-autore (sul poster, il nome di Laverty è l’unico a figurare oltre a quello di Loach) definisce un tipo di cinema d’autore divenuto marchio di fabbrica e che, unendo così solidamente la regia alla scrittura, dimostra di non poter prescindere dalla ricerca sul campo, dal reportage, dall’inchiesta, dallo stare fra la gente, dal conoscere ogni piega dei malfunzionamenti dell’apparato statale: Loach e Laverty hanno indagato su persone che si sono trovate nella stessa situazione di Daniel Blake, grazie a una associazione presieduta da una loro amica, hanno vagliato l’ipotesi di parlare di un giovane (come in Sweet Sixteen) ma alla fine ha prevalso l’ipotesi dell’artigiano, la cui attività già langue a causa delle moderne leggi del mercato.
La storia, ambientata a Newcastle, ha anche qualche momento tagliato con l’accetta, qualche prevedibile schematismo, ma, insieme ad amici critici che come noi hanno amato il film e con cui abbiamo discusso nei padiglioni cannensi, quando si è “arrabbiati”, come sono arrabbiati Loach e Laverty, si può commettere qualche ingenuità: capita quando si perde la pazienza, quando si grida.

Qualche nota a margine: il film è girato in pellicola ma per la prima volta Loach è stato costretto – anch’egli vittima di una legge del mercato – ad abbandonare la moviola in favore dell’odiato AVID, della cui praticità non è convintissimo.
Rispetto ai lavori precedenti, è cambiato anche il direttore della fotografia, che non è Barry Ackroyd (che ritroveremo in concorso con il film di Sean Penn), ma Robbie Ryan (presente con un altro film oltre a questo: American Honey di Andrea Arnold). Loach avrebbe voluto girare il film in bianco e nero (aveva mostrato alla troupe Looks and Smiles del 1981), ma la delicatezza della vicenda ha fatto propendere infine per il colore, per il realismo. Come racconta Ryan, Loach non ama usare troppa illuminazione artificiale, è legato al cinema diretto, e questo film presenta, nel suo percorso, anche un’altra novità: “È venuto da me e mi ha chiesto: ‘Qual è quell’aggeggio che ti attaccano addosso e tu ti puoi muovere con la macchina da presa? Ci puoi andare in giro, sembra una specie di armatura’. Parlava della steadycam. Pensava che quello fosse il modo migliore per girare quella scena. Credo sia la prima volta che l’abbia usata nella sua carriera”.

Elio Di Pace

compagno-ken

“I, Daniel Blake” (2016)
Drama | UK / France
Regista Ken Loach
Sceneggiatori Paul Laverty (screenplay)
Attori principali Hayley Squires, Natalie Ann Jamieson, Colin Coombs, Micky McGregor
IMDb Rating N/A

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