7 Novembre 2015 -

SOBYTIE – THE EVENT (2015)
di Sergej Loznitsa

Non parliamo del Comunismo. Il Comunismo era solo un’idea, solo confusione nel cielo.
Boris Nikolayevich Yeltsin

Dopo i due ultimi splendidi lavori sulla storia ucraina (la finzione realistica e storica di In the Fog, e l’urgenza del documentare di Maidan) Sergei Loznitsa decide di interrogare ancora una volta le immagini, anche se in questo caso non sue. Si affida allo straordinario girato nell’agosto del 1991 quando un colpo di stato (noto come il Putsch) organizzato da un gruppo di comunisti nostalgici ed intransigenti fallì, ma portò a conclusione il potere sovietico che durava da settant’anni. L’occhio è su una Leningrado dove migliaia di persone confuse, impaurite, eccitate e disperate si riversarono in strada totalmente incosapevoli del (quasi) rapimento di Gorbacëv, dell’arrivo affrettato di Yeltsin e della storia che stava cambiando; l’arrivo (forse) della democrazia e il crollo (forse) di un regime. Non avevano nessuna informazione, non sapevano nemmeno perchè fossero in quella piazza e così gurdano in macchina quasi a cercare un segno per cercare di capire se fossero vincitori o vittime

La maggior parte del filmato è stato girato all’aperto, nelle strade di San Pietroburgo, dove la gente ha iniziato ad interpretare un momento storico allora impossibile da leggere, spesso incollati alle loro radio a transistor, sperando di ottenere notizie verosimili. Altri più (apparentemente) consapevoli improvvisano blocchi nelle strade, con muriccioli e vecchi veicoli, perché il coprifuoco e la presenza dei carri armati di Mosca fa pensare ad un intervento militare violento ed imminente. Solo dopo tre giorni il sindaco di Leningrado, Anatoly Sobchak, affronta la folla che si accalca sempre più; pochi sanno che il Comitato aveva sospeso ogni attività politica, mentre la televisione ufficiale continua in loop a tramettere il Bolshoi Ballet che interpreta il Lago dei Cigni di Tchaikovsky (musica che lo stesso Loznitsa utilizza come commento ai raccordi a nero). Così l’occhio al montaggio del cineasta ucraino si sposta sulle voci, gli sguardi, le idee che nascono dalla piazza (straordinario il rapporto tra questo lavoro di footage e il girato del suo reportage da Piazza Maidan). Qualcuno pensa alla morte di Gorbacëv, altri inneggiano già alla proprietà privata, la cacofonia di parole si ammassa tra la speranza e la paura, tutti desiderosi di un cambiamento ma con la paura che una conversione possa essere ancora più pericolosa.

Per pensare e scrivere di questo film è necessario, secondo me, partire dalla frase del pressbook di commento all’opera: “I tre giorni che sconvolsero il mondo”. Ecco oggi è il sette novembre, novantotto anni dopo la Rivoluzione d’ottobre. Allo stesso modo di quei tre giorni che segnarono per sempre la storia del Novecento tutta, Loznitsa cerca di definire gli altri tre, quelli sulla fine dell’epopea sovietica, giorni del caos, della speranza, dell’indeterminazione. Lavora di footage, ma non cercando di interpretare i documenti, solo di assemblarli per provare a rendere prima un impatto emotivo, e poi una considerazione politica, sociale e storica più precisa della conversione; tutto ciò a Leningrado / Pietroburgo, città simbolo di quello che fu, quello che è stato e non sarà più. Il metodo di lavoro con materiale di archivio è lo stesso già utilizzato nello spelndido Blokada, addirittura più espanso nel tempo stesso della pluralità caotica dei punti di vista e nello spazio vorticoso di una città (stato), per oltre settanta ore senza una direzione. Una cronaca filmica, assimilabile quasi ad un cinegiornale (pensiamo solo allo straordinario lavoro di ricerca e montaggio di Sokurov sulla narrazione storica della stessa città), quasi a colmare la mancanza di informazione mediatica – audio e video – di quei giorni. L’urgenza della calamità storica e sociale ha portato ad una mitologia creata intorno al Putsch del 1991 che ha oscurato i fatti reali e solo ora, ventiquattro anni dopo, possiamo provare ad allontanarci da preconcetti e false verità precostituite, a strappare via gli strati di propaganda e di speculazione per vedere e giudicare gli eventi in un contesto contemporaneo e sul ruolo stesso che l’informazione ha in questi momenti di indeterminazione. Dalla bandiera sovietica che viene lentamente e dolorosamente ammainata per issare il nuovo tricolore russo si giunge ancora una volta all’idea del film collettivo, dell’espressione personale della gente che si trova ad interpretare la propria realtà senza quasi considerare la classe politica che lavorava sulla pelle di loro stessi. Questa in fin dei conti è la straordinarietà dello sguardo di Loznitsa, e la grande possibilità che noi spettatori abbiamo di leggere la Storia, The Event, attraverso i suoi film, cercando anche di esserne partecipi e non solo di subirla. Guardando in macchina.

Erik Negro

“The Event” (2015)
74 min | Documentary, History | Netherlands / Belgium
Regista Sergey Loznitsa
Sceneggiatori Sergey Loznitsa
Attori principali N/A
IMDb Rating 7.0

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