3 Febbraio 2023 -

SLOWLY NOWHERE (2023)
di Damir Čučić

Il concreto e l’astratto, la carne e il pixel, la realtà e la finzione, la narrazione più intima di ciò che è personale e l’indagine visiva della videoarte. Ma volendo anche il futuro, con quel momento imprecisato nei primi anni Trenta del Duemila in cui si ambienta la vicenda, e il passato delle tecnologie analogiche fra telecamere a infrarossi, stampe su carta e tubi catodici. Non più antitesi, ma concetti perfettamente complementari come le due metà di una mela, come le due facce della stessa medaglia, o per lo meno come due poli dai quali fare continuamente avanti e indietro, mettendoli costantemente in comunicazione da qualche parte fra la mente e il cuore. Un po’ come nel meta-cortometraggio su cui si apre il film, che il giovane protagonista Oleg presenta alla commissione di laurea spiegando come nella sua intuizione di attaccare la macchina da presa a un pallone con cui giocare a pallavolo in spiaggia, filmando nelle sue evoluzioni e nel suo rapido girare su se stesso tutto il senso di smarrimento di un’umanità che fatica a stabilizzare il proprio orizzonte, ci fossero in realtà un luogo e un tempo ben precisi, in cui immergersi nel più sincero ricordo delle vacanze con il padre alla ricerca di una ben precisa emozione da far riemergere e condividere. Una sperimentazione capace di nascondere e coltivare all’interno della sua astrazione la piena concretezza del seme di un ricordo di vita, di un momento sfuggito, di un desiderio (im)possibile, di un’emozione personale, attraverso la quale lo sloveno Damir Čučić esplicita sin da subito il senso più intimo del suo nuovo e ipnotico Slowly Nowhere, produzione totalmente croata presentata in prima mondiale nella sezione Harbour del Festival di Rotterdam 2023. Un film che, nei suoi due capitoli dedicati alle differenti immaginazioni dei due protagonisti, costantemente ondeggia fra il cinema sperimentale di Oleg e le diverse soggettività (femminile, maschile, garbata, spudorata) dei racconti erotici d’Avanguardia che la sua fidanzata Marta scrive e poi rilegge al telefono a un anonimo ascoltatore; un film in cui anche due corpi che si baciano diventano onde elettromagnetiche e colori che si scompongono su uno schermo, e in cui anche una semplice voce diventa fremito fisico, brivido, sudore, palpabile sensazione. Un film in cui le sequenze di vita quotidiana puntualmente si evolvono in un’insistita ricerca (di identità) formale, fatta di infiniti pattern, di contorni sbavati, di macchie di calore, di esplosioni di luce e di irreali aberrazioni cromatiche, mentre la parola si fa desiderio e il desiderio si fa immagine, il tangibile si scopre incorporeo e la macchia di colore torna all’improvviso pura carnalità.

Eppure, nel suo ibridare il documentario, la finzione e la sperimentazione, Slowly Nowhere non smette mai di essere pienamente narrativo. Un film piccolo e affascinante con cui Čučić, nelle droghe in cui Oleg cerca l’ispirazione per le sue elaborazioni dell’immagine e nelle esasperazioni in cui Marta trova la sua prosa, racconta una storia d’amore, di desiderio e di identità che si inseguono e si sovrappongono come fossero una sola. Un po’ come se tutti e due i personaggi, interpretati da Katarina Arbanas e Jura Ruža, non potessero esprimersi e forse nemmeno esistere senza l’immaginazione propria e dell’altro, lungo i 72 minuti della loro parabola di lussuria, creatività e slanci artistici costantemente sospesa fra il vero e il falso, fra la realtà e la fantasia, fra la materia e l’astrazione. Fra l’uomo e la donna, lui che proietta toni di blu sulle sagome del loro unirsi e lei che parlando all’auricolare del telefono cellulare trova le parole di entrambi per la libidine, il pudore della voce maschile e la sfrontatezza di quella femminile, il punto di vista dell’uno e dell’altro che si inseguono tanto nelle immagini di lui quanto nelle pagine scritte da lei. Contigui, complementari, in qualche modo fluidi nel costante ritrovarsi l’uno nelle idee dell’altro, proprio come fluido è il loro desiderio (creativo, ancor più di quello sessuale) nelle sue perpetue evoluzioni. Proprio come fluida è la forma mutevole e in continuo divenire della loro storia d’amore, personale e artistica. Basta metterli in scena, fra silhouette, controluci, dettagli e passaggi concettuali da uno all’altro, nella loro normalità, nel loro lavoro e nei loro incontri, nei loro momenti insieme e in quelli separati ma mai davvero soli, lasciando che la ricerca formale visiva e letteraria arrivi dolcemente, quasi da sola, come una logica conseguenza del loro stare insieme, sognarsi, raccontarsi, reimmaginarsi. Fra lo studio di Oleg e la biblioteca di Marta, fra i divani su cui fumare in giardino e i tappeti su cui rotolarsi, fra gli schermi su cui vedere le temperature dei loro corpi e i proiettori con cui inondarsi di luce e diventare immagini in rilievo all’interno di un’immagine. Il concreto all’interno dell’astratto, la fetta di vita all’interno dell’immaginazione, l’emozione sincera in cui cercare, su uno schermo, in una frase o meglio ancora su se stessi, il senso stesso dell’Avanguardia. Poi sì, si potrebbe forse obiettare su una durata tutt’altro che imponente eppure forse un po’ eccessiva, con qualche ridondanza e qualche schema alla lunga reiterato. Ma sarebbe esercizio tedioso, ingeneroso e in definitiva inutile, di fronte a un film comunque prezioso, fatto di mille idee e tutte perfettamente chiare, fatto di immagini liquide e di parole di pietra. Un lavoro capace di trascinare lo spettatore in una spirale onirica di sperimentazioni e di passione, capace di ragionare sui sentimenti, sull’identità e sulla costante mutevolezza del desiderio, ma anche sulla letteratura, sul cinema, sulla piena carnalità dell’invisibile. Sulla sincerità di ciò che non sempre serve sia esplicitato e sulla necessità più intima di un’ispirazione. Basta vincere le resistenze, e lasciarsi trascinare via.

Marco Romagna

“Polako nikuda” (2022)
72 min | Drama | Croatia
Regista Damir Cucic
Sceneggiatori Damir Cucic
Attori principali Katarina Arbanas, Jura Ruza, Eva Magdic Govedarica
IMDb Rating N/A

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