26 Novembre 2015 -

PHANTOM BOY (2015)
di Alain Gagnol e Jean-Loup Felicioli

Innanzi tutto, a svettare è lo skyline di New York, apparentemente infinito nelle linee verticali dei suoi grattacieli. Altezze vorticose dai contorni netti, splendidamente rese da quel tratto essenziale di matrice cubista ormai marchio di fabbrica di Alain Gagnol e Jean-Loup Felicioli. A cinque anni dal già ottimo esordio con Un Gatto a Parigi, il duo di animatori francesi torna al lavoro e all’animazione tradizionale alzando ulteriormente l’asticella rispetto al film precedente. In anteprima italiana al Torino Film Festival, giunge un lungometraggio per grandi e piccini che, letteralmente, vola, forte di una sceneggiatura avvincente e di una propria originalissima poetica:. Phantom Boy è ambizioso e avventuroso, profondo ed emozionante, capace di divertire nelle forme del film noir e al contempo di interrogarsi con leggerezza ed assoluta assenza di retorica sulla malattia, sul sacrificio, sulla giustizia, sulla morte. Con un disegno dai tratti spigolosi, asimmetrici, decisi, che nega la profondità per trovare una nuova spazialità cubista fra Braque e Picasso, fino a inaspettati sprazzi dada che quasi ricordano, nel volto del cattivo, quelli di Man Ray, la coppia di registi transalpini firma un altro film fatto a mano e a china per la realizzazione del quale sono stati necessari ben cinque anni, schiaffo in faccia alla computer grafica e alla sua serialità, a cui si preferisce il duro lavoro sulle tavole alla ricerca di un proprio tratto originale e sempre distintivo.

Protagonista di Phantom Boy è un bambino leucemico che scopre la capacità di staccarsi dal proprio corpo ed alzarsi in volo. Diventerà gli occhi e le orecchie di un poliziotto momentaneamente in sedia a rotelle, un supereroe per caso che riuscirà a neutralizzare -a costo di rischiare la propria vita- il piano criminale di una sorta di Joker sfigurato e ipertecnologico. Ma non mancano, nei corridoi dell’ospedale, i genitori in lacrime ma sempre sorridenti davanti al figlio, la preoccupazione della sorellina, la fiaba amorevolmente raccontata prima di addormentarsi. Forte di una narrazione esuberante ed efficace, Phantom Boy compie nelle forme dell’animazione per bambini una delicata riflessione sul dolore e sulla famiglia, rivelandosi un inno all’innocenza capace di dosare irresistibili gag con istanti di sincera commozione, in equilibrio forse perfetto fra la risata e il colpo al cuore. E forse è proprio questa, la principale forza di Gagnol e Felicioli: la capacità di giocare con i generi, fra il noir, la commedia, la fantascienza e il melodramma, rivelandosi registi al contempo autoriali e commerciali in un cinema che intrattiene e parla al cuore, ragionato e denso ma mai aulico, anzi ben attento a conservarsi popolare e fruibile per chiunque. Dal sodalizio fra i due registi, forti degli ingredienti per soddisfare – fra gangster incapaci, bambini volanti, ottusi superiori in ufficio e citazioni più o meno esplicite di Woody Allen, di Tutti gli uomini del Presidente, di Spiderman e di Batman – ogni fascia d’età, esplode la capacità di abbracciare un pubblico trasversale, dalla primissima infanzia fino alla senilità, dal cinefilo incallito fino allo spettatore semplicemente in cerca di un’ora e mezza di piacevole evasione.

Del resto, in un mondo come quello del cinema d’animazione dove la Disney detta legge non solo economica e dal Giappone arriva sempre troppo poco, i disegni d’oltralpe, in particolar modo quelli dello Studio Folimage del quale Felicioli e Gagnol sono uomini di punta, risulta negli ultimi anni una boccata d’ossigeno in cui tuffarsi. Quello francese è un cinema animato che ama discostarsi dagli schemi, sempre attento ad una narrazione brillante ed efficace, capace di rielaborare i cliché dei film per bambini anziché seguirli pedissequamente, originale e coerente per tecnica e per gusto. Il centro nevralgico dell’animazione europea, con una propria personalissima capacità di intrattenere e accompagnare lo spettatore nel sogno ad occhi aperti che, di volta in volta, prende vita sullo schermo. Phantom Boy è in questo senso una piccola gemma, capace di scrollarsi di dosso persino quell’ingenua semplicità che si poneva a tratti come (veniale) limite di Un Gatto a Parigi. Il secondo lungometraggio del duo di animatori transalpini si rivela un film addirittura al di là delle più rosee aspettative, capace di rapire e divertire senza mai dimenticare di emozionare, e al contempo ben attento a non scadere nella faciloneria o nella lacrimuccia retorica. Motivi per i quali è impossibile non consigliarlo a chiunque.

Marco Romagna

“Phantom Boy” (2015)
84 min | Animation, Fantasy | France / Belgium
Regista Jean-Loup Felicioli, Alain Gagnol
Sceneggiatori Alain Gagnol (screenplay)
Attori principali Edouard Baer, Jean-Pierre Marielle, Audrey Tautou, Jackie Berroyer
IMDb Rating 6.8

Articoli correlati

NINA ET LE SECRET DU HÉRISSON (2023), di Alain Gagnol e Jean-Loup Felicioli di Marco Romagna
GIPSOFILIA (2015), di Margarida Leitão di Erik Negro
LA FRANCE EST NOTRE PATRIE (2015), di Rithy Panh di Marco Romagna
FLOTEL EUROPA (2015), di Vladimir Tomic di Marco Romagna
ALIENWEEN (2016), di Federico Sfascia di Marco Romagna
STAND BY FOR TAPE BACK-UP (2015), di Ross Sutherland di Erik Negro