28 Giugno 2016 -

MALOMBRA (1942)
di Mario Soldati

Fra la innumerevoli retrospettive che segnano il gustosissimo programma del Cinema Ritrovato, Festival ipercinefilo organizzato dalla Cineteca di Bologna e giunto quest’anno alla trentesima edizione, c’è sempre stata una giusta tensione a riportare sullo schermo, in collaborazione con il Centro Sperimentale della Cineteca Nazionale, anche i capolavori italiani ingiustamente relegati ai margini del dimenticatoio. Lo scorso anno era toccato al ligure Renato Castellani (su tutti probabilmente Il Brigante, ma anche Nella città l’inferno) l’onore di una retrospettiva personale, quest’anno è stato scelto per una programmazione analoga l’eclettico regista, scrittore, giornalista e autore televisivo, compresa più d’una trasferta al seguito della Nazionale di calcio, Mario Soldati. Incrocio curioso, considerando che Castellani di Soldati fu aiuto regista e collaboratore alla sceneggiatura anche per questo Malombra, tratto nel 1942 dall’omonimo romanzo d’esordio di Antonio Fogazzaro e oggi proiettato in un ottimo 35mm sullo schermo del Cinema Jolly. Malombra è l’isolamento di una villa fra il lago e la montagna, Malombra è possessione e schizofrenia, Malombra è vendetta, omicidio, sensualità, passione, morte. Malombra si nutre di melodramma e di psicanalisi, di antiche spinette e di occultismo, di parenti-serpenti e di demoni ereditari. Malombra è un’incursione di Soldati nella follia che diventa soprannaturale, nella psicanalisi che diventa reincarnazione, nell’ossessione che diventa delirio.
Le figure messe in scena emergono da un nero cupo e contrastato, mentre Malombra affronta il Male in forme gotiche, fatte di ombre ben più che di luci, di inquadrature decentrate, di figure proiettate su un muro che si trascinano per la casa tramando come fantasmi. Dapprima stroncato al momento dell’uscita da una critica – memorabili le parole al vetriolo scritte da un Antonio Pietrangeli al tempo non ancora regista – estremamente ancorata a un verismo che di lì a poco sarebbe diventato Neorealismo e quindi pronta ad accusare il film di calligrafismo a causa delle sue deliberate incursioni nell’etereo, successivamente accolto come conclamato capolavoro della storia del Cinema non solo italiano, Malombra è una trasposizione fedele del libro che non rinuncia all’afflato popolare tipico di Soldati, al suo rapporto intimo con i territori e con chi li abita, alla sua capacità di mescolare alto e basso, personaggi profondi e macchiette, costumi aristocratici e logiche produttive, cultura e spettacolo.

Malombra è la marchesina Marina di Malombra – interpretata da una Isa Miranda perfetta e assoluto catalizzatore del film nonostante i ripetuti e incomprensibili ripianti del regista rilanciati nel corso degli anni per non avere avuto a disposizione la sua prediletta Alida Valli –, giovane e fragile orfana che viene ospitata dallo zio conte d’Ormengo a condizione di poter lasciare la villa sul lago solo sposandosi. La giovane donna troverà in una spinetta una lettera di una sua antenata, Cecilia, prima moglie del padre del conte tenuta per anni prigioniera nella villa a causa di una fugace relazione e lentamente uccisa dal disprezzo quasi un secolo prima. Una mancanza di libertà alla quale dovrà sottostare anche Marina, che progressivamente si convincerà di essere una reincarnazione di Cecilia fino alla completa schizofrenia e alle più tragiche conseguenze. Malombra è un romanzo popolare romantico e melodrammatico, (anti)cavalleresco e amaro, sognante e a tratti soprannaturale, nel quale il racconto è affidato a una struttura episodica in grado di dare a ogni personaggio il giusto peso narrativo ed emotivo. Dallo zio con il quale Marina avrà sempre maggiori episodi di insofferenza all’aitante Corrado Silla, autore di quel libro “Fantasmi del passato” che sarà così decisivo nell’autosuggestione di Marina e che la porterà a credere che lo scrittore sia a sua volta la reincarnazione dell’amante di Cecilia, dal fedele segretario del conte Steinegge alla bellezza e purezza virginale della sua figlioletta Edith, passando per il tono macchiettistico con cui vengono ridicolizzati l’avida cugina contessa Fosca e suo figlio Nepo spasimante di Marina, il film di Soldati – così come in precedenza il romanzo di Fogazzaro – mette in scena la donna aristocratica nevrotica e inafferrabile, l’intellettuale innamorato e inetto, un’alta società interessata solo al denaro al punto di accettare un matrimonio senza amore dopo aver contrattato la ricca dote, o di correre alla cassaforte subito dopo la morte del conte per leggerne con occhi avidi il testamento.
Nella schizofrenia di Marina, Soldati racchiude una lettura del tema del doppio che sconfina deliberatamente in un’atmosfera lugubre di mistero, di tragedia imminente e di continua costrizione, mitigata solo in parte dalle espressioni dialettali venete o lombarde. Malombra, con un’idea di regia avanti di parecchi anni, è un labirinto, è un continuo inoltrarsi nel buio, è un pianoforte che suona come se dentro ci fosse il demonio, è una spilla lasciata con una ciocca di capelli dello stesso identico colore, è profondità di campo alternata a campi e controcampi arditi, è la ricerca di una seconda vita anche quando rischia di essere peggiore della prima, è una sete di vendetta che prosegue nelle generazioni, è uno sguardo dietro la finestra e poi un bacio proibito sul ponte, è una barca che attraversa il lago sotto una tempesta. È un film sull’ossessione pregno di tensione mortifera, è un caleidoscopio del delirio, è un microcosmo che inesorabilmente si sfalda e marcisce. Rimangono le urla, rimane il lago nuovamente placido, rimane il rimpianto di Edith che non è riuscita ad amare Corrado a sufficienza per salvarlo. Rimane un grandissimo film, come purtroppo non se ne fanno quasi più.

Marco Romagna

“Malombra” (1942)
135 min | Drama, Mystery, Thriller | Italy
Regista Mario Soldati
Sceneggiatori Antonio Fogazzaro (novel), Mario Bonfantini (screenplay), Renato Castellani (screenplay), Ettore Maria Margadonna (screenplay), Agostino Richelmy (screenplay), Mario Soldati (screenplay)
Attori principali Isa Miranda, Andrea Checchi, Irasema Dilián, Gualtiero Tumiati
IMDb Rating 6.9

Articoli correlati

BLACK TEA (2024), di Abderrahmane Sissako di Marco Romagna
IL BACIO DELLA PANTERA (1942), di Jacques Tourneur di Nicola Settis
L'EMPIRE (2024), di Bruno Dumont di Marco Romagna
THE GREAT YAWN OF HISTORY (2024), di Aliyar Rasti di Marco Romagna
I COMPARI (1971), di Robert Altman di Marco Romagna
LA CADUTA DELLA CASA DEGLI USHER (1928), di Jean Epstein di Tommaso Martelli