22 Maggio 2016 -

LE CANCRE (2016)
di Paul Vecchiali

Per molti autori che si avvicinano a quell’età in cui, volenti o nolenti, sarà ora di appendere la macchina da presa al chiodo, assume quasi un ruolo necessario riuscire a pensare ad un opera che possa riconciliare con una vita e una carriera, anche per se stessi. Così pare pensarla anche Paul Vecchiali, che si avvicina ai novant’anni ed è alla prima apparizione alla selezione ufficiale di Cannes. Le Cancre si muove così, in una serie di incontri ed episodi che si susseguono quasi vorticosamente in attesa di una rivelazione. La base di partenza però è un altra, Radolphe (lo stesso Vecchiali) è il padre di Laurent ragazzo un po’ cresciuto, premuroso, sonnambulo, e non troppo sveglio che pare in procinto di cercare finalmente la propria strada dopo un lungo periodo di apatia. Allo stesso tempo, il rapporto con il padre si regge su un crinale di incomunicabilità, entrambi troppo romantici e sensibili, vorrebbero trovarsi ma non fanno altro che allontanarsi sempre di più. Mentre in quella casa gli incontri si susseguono e Laurent pare sempre più spaesato, a Rudolphe non resta che cercare di ritrovare/reincontrare il suo (primo) vero amore.

Vecchiali, corso, anarchico e underground, è uno di quegli autori dalla poetica fortissima e fondamentalmente personale, che ha sempre diviso una certa critica francese (pur essendo partito egli stesso dalla cinefilia e dalla critica) e non è mai riuscito ad essere pienamente apprezzato anche dagli ambiti festivalieri. Dopo lo splendido Nuits blanches sur la jetée (in concorso a Locarno 2014) questo ultimo lavoro ha un senso smaccatamente più autobiografico. Il film è costruito in scene (incontri), spesso di leggera naturalezza e altre volte un po’ più macchinosi e meno funzionanti, che delineano la dorsale narrativa di un’opera particolarissima in cui senza dubbio emerge una sincerità umanissima in un fortissimo senso di poesia. Il transfert tra l’attore/autore si delimita proprio nel rapporto memoria/malinconia che sta alla base della creazione e allo spazio infinito che noi possiamo avere nel tempo rispetto a quello noi destinato nel luogo. Il luogo, appunto, non più un paio di due camere all’interno di una casa eretta sulla verosimiglianza, poi la spiaggia all’inizio ed alla fine, la metafora dell’acqua e dei suoi riflussi come ricordi che fanno affiorare e poi nascondono.

La parola e nulla più. I dialoghi possono apparire innaturali, ma offrono continuamente la possibilità di comprensione nel pensiero dei personaggi in un continuo senso della teatralità rafforzato dalle scelte di regia e dalla fotografia sempre più pastosa. Tra le comparsate più forti di questi incontri troviamo Mathieu Amalric, la Scobb e soprattuto Catherine Deneuve. E’ lei il primo e ultimo amore, è lei la Marguerite che compare nel finale e che appunto ne segna la fine (del film, di Rudolphe, di tutto). Basterebbero quei cinque sublimi minuti per far vivere un film, romanticismo fiabesco, incontro di parole ed afflati, dove l’intelletto comprende le ragioni del cuore e le sublima proprio in una straordinaria sovraimpressione che toglie il fiato. Quello che tutto pareva fluire, Vecchiali lo fa scorrere: il film lascia degli indizi ma come il suo protagonista mai approfondisce, nella riconciliazione dell’amore (in senso espanso, nell’accezione più poetica possibile) trova la solidificazione che ristabilisce un senso stesso ad una vita (e a tratti anche a un film) troppe volte opaca. Strano come questa risoluzione dell’anima possa avvenire proprio in un frammento di vita che possa portare alla morte; ma in questa idea del rincorrersi continuamente per poi potersi ritrovare, l’apparizione della Deneuve pare quasi avere il senso di una confessione, non cristologica ma terribilmente umana e sentimentale, sul baratro del passato e mai schiava del presente. Le Cancre è un film sconnesso e discontinuo, che può offrire senza dubbio il fianco ad alcune critiche, ma che nella sua continua esposizione di personaggi e di vite ci insegna la bellezza del sentimento e dell’esistere, fino a quel finale di apparente messa in scena della fine, ma molto più probabilmente sublimazione dell’amore di cui il cinema si fa continuamente messaggero.

Erik Negro

“Le Cancre” (2016)
N/A | France
Regista Paul Vecchiali
Sceneggiatori Paul Vecchiali
Attori principali Catherine Deneuve, Edith Scob, Paul Vecchiali, Françoise Arnoul
IMDb Rating N/A

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