18 Novembre 2014 -

Gioia e dolore
il cinema di Nils Malmros

Un degli eventi più apprezzati di questa edizione del festival di Rotterdam è stata la retrospettiva dedicata a Nils Malmros, conosciutissimo in patria ma mai troppo considerato dalla stampa mondiale, a favore di autori più eclatanti (Von Trier su tutti) ma molto meno intimi e personali. Nato nel 1944 in Danimarca, nel 1988 si è laureato in medicina. Apprezzato a livello internazionale, Malmros è uno dei più importanti cineasti danesi. All’inizio della sua carriera si è stato ispirato alla Nouvelle Vague francese. Nei suoi lavori, sia come sceneggiatore che come regista, Malmros conserva una forte impronta autobiografica, attraverso la quale affiorano ricordi della sua infanzia e giovinezza ad Århus.

Quello di Malmros è un cinema intimista, il cui progetto estetico primario è l’essenza stessa della vita, e del cinema, in una filmografia dedicata alle varie stagioni dell’esistenza, dove i continui riferimenti autobiografici si mescolano alla finzione, dove gli stessi attori tornano, seguiti nella loro crescita. E soprattutto quello di Malmros è un cinema che si alimenta di se stesso, che si costruisce su progressive summe del cinema precedente; giocare a rimpiattino tra vita e cinema, in un cortocircuito dove il secondo può far tornare indietro, modificandola, la prima.

Malmros ha iniziato da autodidatta, con grande umiltà in bianco e nero 16mm, autoproducendosi modulati e sentimentali ritratti di giovane infanzia, catturati in frammenti tra il documentario e la finzione. Un cinema eternamente intimo che cerca di raccontare storie personali, evitando lo sguardo nostalgico di ricordi dei giorni precedenti, e, quando si avvicina ad eventi di vera disperazione, si mantiene discretamente lontano dalla denuncia, del confessionale, dall’egoismo e narcisisismo. Malmros trasmuta queste insidie attraverso un metodo di lavoro che produce con calma, ordine e (com)passione una forma chiara e una narrazione simile a racconti morali. Il regista (ri)racconta storie di giovinezza come sfide attraverso circostanze differenti e in continua evoluzione in base alla (sua) vita.

Un viaggio attraverso le fasi della vita e le complessità morali elementari quanto inesauribili, sempre legate all’esperienze del autore, assumendo forme personali quanto universali.

Dall’infanzia Lars Ole 5.C (1973) e Tree of Knowledge Malmros apre un enorme finestra sfaccettata sulla vita giovanile, tra amori, conflitti generazionali e difficoltà identitarie: A Strange Love (1968), Boys (1977), Christmas by Your Friends (1978), Beauty and the Beast (1983). Fino a quando si diventa grandi ed i problemi crescono Pain of Love (1992), Facing the Truth (2002), Aching Hearts (2009) tutto è in divenire ed i problemi dell’adolescenza non fanno altro che riflettersi nell’età adulta laddove manca anche la spensieratezza. Fuori, ma estremamente legati, da questo discorso il metalinguismo geografico e personale di Århus by Night (1988) e la dolce Barbara (1997) tratta da Jacobsen, unico soggetto non “proprio” dell’autore ma che sente (e legge) in maniera molto privata.
Un discorso a parte lo merita l’ultimo, e straordinario, Sorrow and Joy. Porta in scena se stesso e i suoi frammenti autobiografici il cinema del danese Nils Malmros. Lo ha fatto per 10 film e stavolta porta sullo schermo il frammento più difficile e doloroso: la morte della figlia di 9 mesi uccisa dalla moglie nel 1984 quando lui era assente.  Un tentativo di liberazione che lo stesso Malmros attua per eludere una volta pert tutte i suoi fantasmi.

Una cosa del genere non è del tutto inusuale, il lavoro di Malmros è in continua combinazione con l’estremità della propria esistenza, senza moralismi. Non sono le confessioni di un facile cinema di sentimento o volgare auto-umiliazione. Né è vedere il cinema come terapia o l’arte come catalizzatore per la vita (catalizzatore per un altra l’arte). Il suo è un percorso unico, molto compassionevole e alla ricerca della comprensione. E i film sono tanto più particolari a causa della loro vivida, aperta compassione. Lui stesso è il primo proprio strumento di lavoro, per cercare di intendere mondo più grande, cercando la costruzione degli aspetti fondamentali dell’esistere fino all’esame della vita, quello che tutti noi faremo o stiamo già facendo. I suoi film hanno monitorato l’individuo (tra il personale e l’universale) dalla fanciullezza all’età adulta fino all’attimo in cui ci si gira all’indietro e bisogna iniziare a fare i conti. Sorrow and Joy dovrebbe essere l’ultimo capitolo di questo splendido discorso, ma si sa la vita stessa spesso qualche sorpresa la regala. Spaventoso ma sentito, il cinema di Malmros è, quindi, un cinema per tutti perchè parla alla vita.


Erik Negro

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