27 Novembre 2017 -

THE DISASTER ARTIST (2017)
di James Franco

Nel 2003, Tommy Wiseau ha scritto, prodotto e diretto un film intitolato The Room, con al centro un vero eroe morale hollywoodiano di nome Johnny, interpretato dallo stesso regista, all’interno di un intreccio amoroso a tinte soap: la sua ragazza, Lisa, lo tradisce col suo migliore amico, Mark. Ciò porta al suicidio di Johnny, che serve per far imparare alle persone attorno a lui quanto possono essere gravi le conseguenze delle azioni più scriteriate. E in questo modo il film si conclude. Wiseau è una figura misteriosa, luciferino anche solo per l’aspetto fisico, dal corpo muscoloso al volto scavato ricoperto da una folta chioma bruna. La sua voce non particolarmente virile, resa ancora più curiosa da un imprecisato accento est-europeo, rende spesso ridicole le battute di The Room, che si rifanno esplicitamente alle opere teatrali di Tennessee Williams e ai film con James Dean. Il film, per qualche ragione imprecisata, ha richiesto un costo di 6 milioni di dollari, tutti sborsati dallo stesso Wiseau, inspiegabilmente ricchissimo. Nessuno sa davvero la sua età né le sue origini o tantomeno le origini delle sue ingenti quantità di denaro, ma tutti quelli che si sono imbattuti in The Room sanno che è un film scritto, interpretato e girato in maniera talmente platealmente ridicola da causare in qualsiasi spettatore, anche quello meno navigato, la più immediata risata. Col tempo, anche a causa dell’enigma dietro l’ego sconfinato di Wiseau, che in un modo o nell’altro rende il regista più patetico e assurdo invece che più minaccioso, The Room è diventato noto come uno dei film più brutti di sempre, con seguaci a loro modo paragonabili a quelli di Plan 9 from outer space. L’attore James Franco, uno dei più versatili interpreti hollywoodiani odierni, plurime volte nominato all’Oscar, protagonista di serie TV di successo (11/22/63 e The Deuce) e di commedie demenziali a cui ha collaborato insieme a Seth Rogen e Evan Goldberg, volto più riconoscibile in Spring Breakers di Korine, sceneggiatore, scrittore, regista e insegnante universitario, è uno di questi seguaci, e di recente si è esibito nella prodezza di tentare di mettere in scena, in un esilarante e brillante film di finzione, come The Room è stato concepito, mettendo al centro della narrazione l’esperienza dal punto di vista di Greg Sestero, che interpretò Mark nel film di Wiseau e che fu suo amico, in un modo o nell’altro innescando una serie di meccanismi che poi hanno portato alla stesura del famigerato s-cult. In un cast ricchissimo, che include cameo di Jessica Lange, Zac Efron, Bryan Cranston (nel ruolo di se stesso, e fa ridere che venga identificato per Malcolm in the Middle dopo che il passaggio degli anni l’ha portato a uno status ben diverso di popolarità grazie al Walter White di Breaking Bad), Hannibal Buress, Bob Odenkirk e Charlyne Yi oltre che, nel cast principale, Judd Apatow, Seth Rogen, Alison Brie e infine James Franco e suo fratello Dave rispettivamente nei ruoli di Wiseau e Sestero. E non finisce qui: in una prodezza al limite con la follia che avrebbe reso fiero (o goliardicamente disgustato…) Stanislavskij, James Franco ha curato la regia del film rimanendo nel personaggio di Wiseau, con la parrucca e l’accento, costruendo attorno a sé il mondo di The Room, tramutando, se vogliamo, The Disaster Artist in un qualcosa di ben diverso da un semplice Ed Wood burtoniano modernizzato con i nuovi modelli del cinema trash del terzo millennio. Pare che nessuno sul set riuscisse a prendere davvero sul serio il regista/interprete, e non ci è difficile crederlo, perché ogni volta che Franco apre bocca nel film, imitando in maniera davvero troppo perfetta l’imprecisione tonale e delirante del personaggio di Wiseau, trattenere le risate sembra una missione impossibile.

Il film è decisamente standardizzato, se vogliamo, nel genere del cinema biografico, seguendo schemi di scrittura tradizionali, passando da un tono leggero iniziale a un più approfondito intimismo nei rapporti nella seconda fase della narrazione. Ma c’è qualcosa di magico, in un modo o nell’altro. Forse perché la megalomania del sempre indaffarato James Franco non è poi così dissimile da quella di Wiseau e l’improbabile somiglianza fisica tra i due dopo un poco diventa perfettamente plausibile, o forse perché The Room, in maniera diversa ma non troppo da Plan 9 from outer space, è un film difficile da non amare e immaginare che le cose siano andate davvero come le racconta Franco è di per sé follemente interessante. Franco gira il film con un piglio scherzoso e televisivo, dimostrando un amore per l’esordio di Wiseau che non è, in effetti, così dissimile da quello di Burton per Ed Wood – ma, ovviamente, se Burton può stimare Ed Wood per l’umiltà e la sincerità con cui il suo cinema propinava storie integrate nel cinema di genere, Franco può stimare Wiseau per come la sua demenza ha influenzato la commedia dell’assurdo e fuori dagli schemi che caratterizza i recenti film con Seth Rogen, in particolare Strafumati, Facciamola finita e The Interview, tutti e tre film che ci riesce arduo non difendere a spada tratta. Franco dirige il mondo di Wiseau non come se la sua vita fosse il mondo di The Room, ma anzi rifacendosi un po’ agli archetipi della meta-commedia hollywoodiana su Hollywood (v. Bowfinger con Steve Martin, Heather Graham e Eddie Murphy). E c’è una sequenza incredibile, che trasuda amore per la settima arte con tutti i suoi difetti, ed è la scena in cui c’è la premiere del film di Wiseau: dopo tanti sforzi e tanti soldi spesi, il film è accolto dal pubblico non freddamente ma diversamente da come il regista si aspettava, con risate a squarciagola invece che un commosso silenzio. Nel rapportarsi tra pubblico e schermo, la cosa importante però smette di essere la verità e diventa semplicemente l’intensità della reazione – aprendo anche lo stesso Disaster Artist alle possibilità delle letture emotive. Certo, è un film comico, anche ben integrato in una logica d’intrattenimento umoristico che non fallisce mai davvero, ma in un modo o nell’altro la reazione di Franco/Wiseau può ricordare un dramma esistenziale e umano, quello dell’incomprensione, che può portare alla depressione. Il discorso che gli fa Sestero poco prima della fine del film ricorda un po’ il già storico monologo del critico culinario verso la fine di Ratatouille (2008) di Brad Bird, che, in soldoni, diceva che in qualsiasi opera d’arte si cela amore e voglia di compiere arte e, perciò, è giusto valorizzare anche l’oggetto artistico più modesto. The Room è talmente modesto da essere stato volontariamente frainteso dal pubblico a livello universale, ma il suo status di film ‘cult’ sopravvive, come lo sforzo pseudo-autoriale di Wiseau, al punto da portare il film a fare sold out ancora oggi. Non ci sono, forse, regole di sopravvivenza vere e proprie nel cinema industriale; ma se un’intera sala si unisce nella stessa emozione (positiva) di fronte allo schermo, l’opera può essere compiuta, in un conglomerato confuso di ottimismo e pessimismo. Poco importa se l’emozione porta gli spettatori a urlare in cori da stadio «Do it!» nella scena in cui Wiseau si punta una pistola in bocca, perché a essere esplosivo è il momento specifico, punto d’arrivo definitivo nella Storia dei film brutti.

Certo, The Disaster Artist non è un capolavoro cinefilo, è un divertissement di classe che a volte ha punte di genio (il confronto in split-screen tra le scene di The Room e i rifacimenti shot-for-shot di esse stesse rifatti da Franco all’inizio dei titoli di coda ne fanno sicuramente parte) e che a volte invece può lasciare il tempo che trova, come nella scena dopo i titoli di coda che vede Wiseau interpretato da Franco incontrare un tale Henry interpretato da Wiseau, in uno scontro divertente quanto futile, senza la stessa carica appassionata che aveva caratterizzato il resto del lungometraggio. Però rimane una commedia davvero brillante e mai stupida o fallimentare nonostante tratti di stupidità e fallimento. Racconta una storia assurda e reale accentuandone nel contempo l’assurdità e il realismo, e in questa dimensione funzione come rituale d’accettazione del brutto, come passaggio oltre la normale concezione del comico. È semplice, ma è talmente lontano dalle elucubrazioni cerebrali del metacinema della passione intellettuale da risultare dolcemente originale, intenso, veritiero.

Nicola Settis

“The Disaster Artist” (2017)
103 min | Biography, Comedy, Drama | USA
Regista James Franco
Sceneggiatori Scott Neustadter (screenplay by), Michael H. Weber (screenplay by), Greg Sestero (based on the book "The Disaster Artist: My Life Inside The Room, the Greatest Bad Movie Ever Made" by), Tom Bissell (based on the book "The Disaster Artist: My Life Inside The Room, the Greatest Bad Movie Ever Made" by)
Attori principali Zoey Deutch, Alison Brie, James Franco, Kristen Bell
IMDb Rating 7.9

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