3 Giugno 2017 -

TESNOTA – CLOSENESS (2017)
di Kantemir Balagov

L’esordio di Kantemir Balagov (ventiseienne, già studente e assistente di Alexander Sokurov) colpisce senza dubbio per coraggio e consapevolezza del mezzo, per spinta coerente verso l’autorialità e per radicata presenza di un sottotesto esperienziale ed esistenziale estremamente vivo. Siamo a fine anni novanta, nel nord del Caucaso, e il punto di vista assume le sembianze di una giovane dissipata che lavora nel garage del padre. Durate una serata in famiglia il fratello maggiore e la sua ragazza, appena divenuta promessa sposa, vengono rapiti misteriosamente. Questo atto porterà allo svelamento della fitta e complessa trama di rapporti compresi nella piccola comunità ebraica che sopravvive in una delle zone più calde e tribolate del pianeta. Non viene data nessuna possibilità di esercizio alla giustizia ordinaria e sarà dunque il rabbino a cercare le possibile vie al pagamento del riscatto. Purtroppo la solidarietà degli amici e dell’enclave di sinagoga non basterà, così inizia la deriva familiare che da saga si trasformerà in dramma, e l’esigenza del denaro porterà ogni membro a trovarsi davanti a se stesso e allo stesso futuro, sfidando un destino o svendendo la dignità, sacrificando comunque ogni possibilità. Quello che ne resta è un affresco di macerie metaforiche, molto più ampio della storia raccontata, i cui caratteri assumono un senso di precarietà aberrante ma umanissima.

In questo spaccato pulsante di vite ed esistenze in cui il ruolo sociale (e religioso) dei protagonisti si evolve verso sembianze drammatiche e fataliste, l’unica figura reale appare quella della ragazza, seguita con passione e rispetto nel processo di formazione e di emancipazione al cospetto di un contesto più che mai fragile e dagli equilibri impossibili. Anche la sua relazione con un ragazzo di etnia diversa (kebardiano) assume l’identità di una sfida verso il proprio destino già scritto, nel proprio essere come espiazione di valori altri, preconfezionati e imposti, verso i quali solo lei si pone come figura perennemente resistente in maniera estremamente sensibile quanto animalesca. Libertà da una parte e ricordo dall’altra; la guerra c’è ancora, appare casualmente nei telegiornali come in videocassette quasi smagnetizzate, ma viene sempre tenuta a una certa distanza razionale. Appare lontana, come se la stessa comunità (ebraica in particolare) pensasse di sopravvivere allontanandosi dalle convenzioni della vita sociale di quel tempo, per esorcizzare il dramma del secondo conflitto ceceno, per non sentirsi troppo coinvolti, perché prima vengono le questioni private. In realtà è vicinissima, nell’identità tra ribelli, nella ragazza contro la propria famiglia, nei guerriglieri ceceni contro la grande madre Russia. Le metafore si ampliano, rendono impressa l’esperienza di un fronte caucasico in continuo divenire, come se la stessa esperienza di una dramma bellico (ancor più se civile) contaminasse i rapporti e l’anima di chi li assorbe, e resistere senza l’effimero tentativo di alienazione fosse la sola possibilità di guardare il futuro.

Balagov è un ragazzo di Nalchik (nella Repubblica Autonoma Kabardino-Balkaria, proprio dove questa vicenda è ambientata), poco più di un bimbo ai tempi degli scontri, ma che vive nella consapevolezza come nell’identità di un passato oscurato, claustrofobico e bagnato nel sangue. Disperde la sua narrazione attraverso fatti realmente accaduti modulandoli su di un tessuto sociale circoscritto, proprio per sperimentare l’incidenza della disumanizzazione nel contesto. Filma in un 4:3 rigoroso ma mai rigido, quasi invadente ma sempre rispettoso; disegna i quadri e i piani di ripresa facendo scorrere i volti e fermandosi quell’attimo in più che lascia lo spazio all’anima di fluire nello sguardo, prima di staccare. Lavora sugli archivi di una guerra mai troppo conosciuta, facendoci vedere frammenti di immagini che violano carni e corpi dilaniati, ma sdoppia l’inquadratura lasciando questa distanza verso un altro schermo, quasi come se (meta-linguisticamente) volesse inconsciamente lasciare uno spazio vergine ai suoi protagonisti come a noi spettatori. Mostra coraggio attraverso uno stile fermo e asciutto che non concede nulla all’estetizzazione né tanto meno all’affermazione di una scelta di campo (di chi la storia la rappresenta, come di chi la stessa storia la interpreta). Rimane una tensione liquida e astratta di volti senza occhi, di esperienze in frantumi, di persone divorate dalla scelta come dal suo stesso paradosso d’impossibilità. L’amore che attraverso il sacrificio disinteressato è evaporato tra coloro che stanno dentro all’inquadratura è quello che Balagov cerca di ri-donare, come se chiedesse anche a noi di comprendere come possa essere stata difficile la loro vita, per aiutarci a comprendere come anche possa essere difficile la nostra (soprattutto quando la pace e la convivenza vengono meno e diventano utopie). Il senso di un esordio non comune probabilmente sta proprio nella possibile languida attesa di un nuovo inizio che lascia all’interno della sua opera, l’ennesimo doppio piano, l’ennesimo sentimento di una fuga, l’ennesimo desiderio di un intervallo di intensa libertà.

Erik Negro

Si comunica che il film TESNOTA di Kantemir Balagov, distribuito da Movies Inspired,
è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI).
«Il folgorante esordio del giovane russo Kantemir Balagov, allievo di Sokurov, affronta nel Caucaso settentrionale, tra le due guerre in Cecenia a fine anni ’90, le aspre conflittualità etniche tra ebrei e musulmani. Una famiglia, due figli: il ragazzo viene rapito, la ragazza rifiuta un matrimonio combinato. Corpi e volti invadono lo schermo, nel formato 4:3, in un rigore estetico sbalorditivo e potente per un’opera prima, mentre la guerra in Cecenia irrompe nelle immagini delle videocassette. Un film dal realismo vibrante, rude e rabbioso, già molto personale».
“Closeness” (2017)
118 min | Drama | Russia
Regista Kantemir Balagov
Sceneggiatori N/A
Attori principali Atrem Cipin, Olga Dragunova, Veniamin Kac, Darya Zhovnar
IMDb Rating 7.8

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