2 Luglio 2015 -

PUCCINI (1915)
di Giovacchino Forzano (attribuito)

Un’incredibile botta di fortuna, meritato premio dopo tre anni di spasmodiche ricerche. Si deve a questo la riscoperta di Puccini, 8 minuti di girato, datato 1915, che mostra una giornata del compositore. 8 minuti rimasti celati in un baule per quasi un secolo, dei quali nessuno conosceva l’esistenza. Fu lo scoppio della Grande Guerra a bloccarne la distribuzione, e forse a stoppare ulteriori riprese. Fra i Ritrovati e Restaurati della kermesse emiliana Il Cinema Ritrovato, spunta questo documento unico, finalmente visibile dopo il restauro effettuato dalla Cineteca di Bologna.

Nel 2008, il regista pisano Paolo Benvenuti presenta il suo ultimo lungometraggio Puccini e la Fanciulla, ricostruzione -priva di dialoghi, in omaggio al 1908- di alcuni particolari oscuri della vita del compositore lucchese. Si diceva infatti che Giacomo Puccini, piuttosto attivo nella vita extraconiugale, avesse assoluto bisogno di innamorarsi per essere prolifico. Innamorarsi perdutamente di una donna, le cui caratteristiche sarebbero poi diventate quelle della protagonista dell’opera seguente. Un secolo prima delle ricerche di Benvenuti, nel 1908, il tranquillo paese di Torre del Lago era stato sconvolto dal suicidio della giovane cameriera a servizio proprio dai Puccini, risultata illibata all’esame autoptico. Al tempo, il compositore stava lavorando a La Fanciulla del West, ultima fra le sue opere teatrali. Le ricerche per il film effettuate da Benvenuti forniranno, con un secolo di ritardo, la soluzione del caso: l’amante di Puccini non era infatti la giovane cameriera, indotta al suicidio, pare, dalla moglie gelosa del musicista, ma una sua cugina, Giulia, anch’ella cameriera in una locanda del paese.

Durante le ricerche di Benvenuti, è emersa notizia un misterioso viaggio di Giulia, ancora impegnata con Giacomo Puccini, per partorire un bambino: la svolta nell’indagine. Il regista giunge alla nipote della donna, l’unica ancora in vita della famiglia, e decisiva diventa la sua rimembranza di un vecchio baule portato a casa dal padre dopo la morte della nonna.

Il baule esisteva ancora, sul fondo di un armadio, intonso, carico delle lettere d’amore che Puccini ha scritto per diversi anni all’amante. Fra le carte, seminascoste, appaiono due scatole rotonde, di metallo. Contenenti quattro rulli in nitrato, squisitamente conservati a temperatura costante da 93 anni. Una scoperta sensazionale, forse non tanto dal punto di vista squisitamente cinematografico, del resto si tratta di un film autocelebrativo e probabilmente incompiuto, ma di importanza storica enorme: il compositore torna in vita, sullo schermo, grazie alle uniche immagini in movimento che lo abbiano mai ritratto. Permettendo di capire, in ritardo, cosa successe in quei giorni, i motivi del suicidio, dando un minimo di giustizia ad un’anima in pena.

Giacomo Puccini è nella sua residenza di Torre del Lago. Passeggia in giardino, stacca una rosa, se la appunta all’occhiello della giacca. Va al pianoforte, lo suona con passione, incontra amici, fa un giro in barca sul lago, poi imbraccia il fucile e va a caccia di anatre. Appare subito evidente come non si tratti di filmati amatoriali, ma sia anzi un lavoro studiato e fotografato con perizia, fra luci e mascherini: la presenza nella pellicola di Giovacchino Forzano, librettista di Puccini di quegli anni e successivamente sceneggiatore e regista, fa pensare che il film fosse suo, ma non ci sono prove certe dell’attribuzione.

Un’incredibile botta di fortuna, si diceva, per un ritrovamento che ha del miracoloso. In una casualità squisitamente metacinematografica, è a nostro avviso splendido come sia stato proprio un regista a trovare rulli di tale importanza. Come se il Cinema chiamasse se stesso, come se la memoria urlasse, ancora una volta, il suo bisogno di riemergere.

Marco Romagna