16 Luglio 2015 -

ASSUNTA SPINA (1915)
di Gustavo Serena e Francesca Bertini

Abbiamo visto, al Cinema Ritrovato di Bologna, un caposaldo del nostro cinema, riportato all’antico splendore cent’anni dopo la prima, trionfale proiezione, che riempì contemporaneamente due sale nella Roma d’inizio secolo (Olimpia e Quattro Fontane, 28 ottobre 1915), prima che la Grande Guerra piombasse il paese e l’Europa nei gorghi e nelle incertezze che conosciamo.

Il film di cui parliamo è Assunta Spina, e l’antico splendore che la Cineteca ci ha permesso di riscoprire è merito di un restauro come al solito impeccabile (risalente al 1993) e del proiettore che ha ospitato questo prezioso rullo 35 millimetri (lungo 1368 metri, cioè 67 minuti) e lo ha srotolato a 18 fotogrammi al secondo: una lanterna a carbone, che è riuscita a mettere in crisi, davanti a una platea emozionatissima, l’assunto benjaminiano dell’aura dell’opera d’arte e del suo tramonto. Il proiettore d’epoca, e la copia del film accuratamente conservata e ripulita, hanno riproposto un momento cinematografico fedelissimo a quello che devono aver vissuto i primi entusiasti spettatori romani di Assunta Spina. D’altra parte, l’incandescenza delle barrette di carbone che si consumano nella camera della lanterna dà origine a una luce completamente diversa da quella dei proiettori tecnologicamente più avanzati, che però hanno fatto strada essendo meno dispendiosi e soprattutto meno pericolosi.

Condividono la paternità del film, tratto dal melodramma omonimo di Salvatore Di Giacomo, due grandi artisti: naturalmente Gustavo Serena, anche attore protagonista nella parte di Michele, ma è Francesca Bertini (fiorentina, adottata da un trovarobe napoletano e a Napoli trasferitasi fin dall’infanzia) la vera star. Accettò di prendere parte al progetto solo quando il produttore della Caesar Film, Giuseppe Barattolo, acconsentì che affiancasse Serena alla regia. Scelta lungimirante: l’audacia della Bertini (che, seppur in un ruolo secondario, aveva già recitato nella messinscena teatrale dell’opera di Di Giacomo) fu cruciale per la riuscita del film. Non solo per le sue fulgide e incredibilmente moderne abilità attoriali (recitazione avanti di decenni, controllatissima nei movimenti e nelle espressioni, sfrondata di tutte le movenze primadonnesche di derivazione teatrale/operistica, insomma, un’interpretazione che fu un unicum per l’epoca e che ancora oggi è una inestimabile lezione), ma anche per l’insospettabile (e precoce: nell’autunno del 1914, quando si svolsero le riprese, la Bertini aveva 22 anni) raffinatezza registica dispiegata attraverso la scelta delle inquadrature, la direzione degli attori, la gestione delle scene in esterni anch’esse rimarchevoli per modernità: tutto è girato dal vero (la Bertini dialogò efficacemente con il direttore della fotografia Alberto Carta), in location che fanno sicuramente parte del repertorio dei paesaggi stereotipati napoletani, ma è intatta l’autenticità del contesto, rinforzata dai volti e dalle azioni delle comparse inconsapevoli e improvvisate (d’altronde, il film non disdegna la rappresentazione di luoghi di estrema povertà, i malsani “vasci” in cui una vicenda come il dramma della gelosia dell’Assunta era all’ordine del giorno).

Assunta ha avuto due remake: nel 1929, diretto da Roberto Leone Roberti e interpretato da Rina De Liguoro (nuora del regista Giuseppe De Liguoro: sposò il figlio di lui, Wladimiro) e Febo Mari, e nel 1948, regia di Mario Mattoli, con Anna Magnani e Eduardo De Filippo. Disperso Sperduti nel buio, altro caposaldo del repertorio drammatico veristico italiano, Assunta Spina sopravvive come simbolo di un’epoca, e di una cinematografia intera.

Elio Di Pace

“Assunta Spina” (1915)
72 min | Drama | Italy
Regista Francesca Bertini, Gustavo Serena
Sceneggiatori Salvatore Di Giacomo (novel), Francesca Bertini, Gustavo Serena
Attori principali Francesca Bertini, Gustavo Serena, Carlo Benetti, Luciano Albertini
IMDb Rating 6.5

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